Storia di continuo rinnovamento XVI Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana Grande ispirazione nelle parole del Papa. L’invito a guardare al futuro
Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale è il mandato della XVI Assemblea dell’A.C. nazionale agli associati, svoltasi dal 28 aprile al 1° maggio alla Domus Pacis a Roma: un’esperienza associativa, ecclesiale, comunitaria di democraticità vissuta nel segno della gioia, della fiducia, della speranza. Ci ha arricchito personalmente (eravamo in quattro della nostra diocesi), ci ha fornito strumenti culturali ed operativi per comprendere, operare discernimento e rinnovarci in ordine ai nostri impegni di responsabili di A.C. Il titolo dell’Assemblea è una consegna risuonata in ogni manifestazione e in ogni contributo: dalla lettera inviata all’A.C. dalla CEI, alla relazione del presidente Matteo Truffelli, al saluto di Paul Jacob Bhatti… all’intervento di Enzo Bianchi, alle omelie dei vescovi che hanno presieduto le diverse celebrazioni liturgiche, alla discussione sul documento assembleare. Nell’incontro in Piazza S. Pietro con papa Francesco si è compiuto, sul sagrato della basilica, il gesto significativo di riempire un’anfora con la terra di ogni diocesi (anche la nostra) e quella di nazioni appartenenti alla F.I.A.C. a dimostrare l’unità e la presenza nel territorio italiano dell’A.C., in unione a quello internazionale. Quale messaggio e quali attività per il prossimo triennio? Fare nuove le cose non si riduce a fare delle cose nuove, diverse, “originali”, ma ci spinge ad aprirci alla novità del nostro tempo e a lasciarci interpellare da essa.
“Non siamo noi che facciamo nuove tutte le cose, ma a noi la novità è donata ed affidata. A noi è chiesto di lasciarci permeare dalla novità di fare nuova la nostra vita e concorrere così a fare nuova la vita del mondo… è la novità che nasce dalla misericordia, che perdonandoci dona un tempo nuovo alla nostra vita…” (Documento assembleare).
La storia dell’A.C. è una storia di continuo rinnovamento: custodire e lasciarsi orientare dal futuro per radicarci in esso, per cercare di comprendere la novità del tempo che ci è affidato e capire, alla luce della Parola, come farci carico di esso. “È dal futuro che riceviamo la speranza che ci consente di abitare il presente con senso di responsabilità verso di esso e con senso di gratitudine per il passato”. La nostra è una storia che è cresciuta nel tempo e ha portato frutti grazie a uno stile che possiamo definire “sinodale”: è storia di passione per la Chiesa e per il mondo, per l’umanità. È necessario recuperare il senso del tempo, dei processi lunghi, della semina fiduciosa che si affida all’opera del Signore; “sfrondare tutto ciò che non è essenziale per andare all’essenziale, cioè all’annuncio di Cristo morto e risorto per noi…”, alla cura della vita spirituale di ciascuno, al farsi custodi della concretezza della vita e del percorso attraverso cui la vita di ciascuno prende forma: perciò sempre percorsi formativi curati e di spessore, ma popolari.
Biancarosa Boscolo, presidente diocesana
Un’esperienza da condividere Il racconto di Giulia e Luca
Partecipare a questa XVI Assemblea nazionale è stata una novità sia per me che per Luca. Respirare la dimensione nazionale è sempre una boccata d’ossigeno sia a livello personale che associativo, perché permette di assaporare la bellezza di una dimensione più ampia. Di sicuro, a differenza di altre esperienze nazionali, che entrambi abbiamo avuto modo di vivere, questa ci ha fatto sentire in modo tangibile la responsabilità che noi tutti come aderenti abbiamo verso l’associazione, la Chiesa e la società in cui viviamo. Questa responsabilità però non è un qualcosa che schiaccia, bensì è “un carico leggero”, portato non da soli ma con altri nostri coetanei ed adulti. Abbiamo avuto modo di sperimentare la bellezza di sentirci parte di una famiglia allargata, fatta di volti nuovi con cui stringere amicizia, e da altri, già incontrati in altre occasioni e che rivedere ci ha riempito il cuore di gioia. Tra i vari interventi a cui abbiamo assistito quello che mi ha maggiormente colpito è stato quello di Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, il quale ci ha ammonito dapprima a non rimanere rintanati nell’abside delle chiese, ormai occupate da pochi prelati, e nemmeno a rimanere al sicuro all’interno della navata, ritenendoci dei pochi eletti ormai arrivati e migliori degli altri; bensì ci ha spronato a vivere negl’atri, sulle soglie, dove sono gli ultimi, anzi, a spingerci ancor oltre, sulle piazze, dove il mondo vive. Il richiamo ad essere missionari, già fattoci dal presidente Matteo Truffelli ed anche da Papa Francesco domenica in piazza San Pietro. Portatori di fiducia e speranza, questo è quello che ci viene chiesto; compito non sempre facile, ma possibile se fatto alla luce del Vangelo. Per Luca invece il momento più significativo è stata la discussione in sottogruppi, da noi scelti in base all’argomento, del capitolo 5° del documento assembleare. E’ stata un’occasione di condivisione di gruppo, riflessione e rielaborazione sui contenuti del documento, che ci ha permesso di contribuire attivamente alla sua stesura definitiva. Tale compito che ci è stato affidato ci ha fatto sentire protagonisti e corresponsabili dell’orientamento dell’associazione per il prossimo triennio. Riconoscerci nei valori e nei fondamenti dell’Azione Cattolica ci ha resi orgogliosi e sempre più convinti che optare di far parte di essa è davvero la scelta migliore della nostra vita. Sono stati quattro giorni intensi, carichi di contenuti, di gioie, di preghiera e condivisione; momenti scanditi dalla storia della nostra associazione, alla quale guardare con occhi che scrutano l’essenziale che racchiude, la forza propulsiva che essa ha avuto per tanti altri movimenti laicali, ma senza rimpianti o nostalgie, bensì aperti ed in grado di osservare con amore la storia che stiamo vivendo e di cui siamo parte, per rispondere prontamente alle sfide ed ai bisogni che ci vengono posti dinnanzi, qui ed oggi! Siamo “Custodi del futuro” e “viandanti della fede”. Sta quindi a noi non custodire gelosamente questa esperienza nel cuore, ma riversarla con gratitudine all’interno delle nostre parrocchie e della nostra diocesi: impegno preso!
Giulia Fanton, Responsabile diocesana del settore giovani
Luca Tosin, Vice-responsabile diocesano ACR
Ben centocinquant’anni di storia …E che passione!
L’incontro di Papa Francesco con il popolo dell’Azione Cattolica italiana nel 150esimo anniversario della nascita dell’associazione ha avuto il sapore di una festa in famiglia. Che sensazione sentirsi “a casa” in piazza San Pietro, luogo simbolico del cuore della Chiesa. E come si fa ad ogni festa “in casa” ci si lascia accompagnare dai ricordi della vita che hanno segnato un cammino. Assieme ai ricordi emergono vivide le emozioni per le esperienze vissute e per quelle che si sono sentite solo raccontare ma che appartengono comunque alla memoria storica di tutti, perché quello che siamo oggi è frutto di un intreccio di vite e testimonianze. Papa Francesco, nel suo discorso, ha riassunto 150 anni di storia in una breve ed efficace descrizione: “una storia di passione per il mondo e per la Chiesa, dentro cui sono cresciute figure luminose di uomini e donne di fede esemplare, che hanno servito il Paese con generosità e coraggio”. Una storia di passione… Le parole del Papa sono andate però subito al punto: adesso si tratta di essere all’altezza di questa storia. L’invito del pontefice non è un semplice augurio ma una chiamata. Colgo dal discorso accorato del pontefice una conferma e un rilancio dell’apostolato dei laici in questa forma associativa quale scelta pastorale vitale per tutto il popolo di Dio che gode i frutti di questa dedizione particolare. Ricordando il legame con la Chiesa e i pastori che caratterizza tutto l’agire dell’AC (nella passione educativa, nel servizio della carità, nell’impegno politico e nel confronto culturale), l’impegno di AC è radicato nella parrocchia, che non è una struttura caduca, e nel servizio alla chiesa diocesana. Chiamati a vivere con forza la fede lì dove siamo con l’apertura missionaria che richiede l’annuncio del Vangelo. Particolarmente significativo è quest’altro quadretto che Papa Francesco tratteggia: “Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede, per incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti.” Allargare il proprio cuore per fare posto a casa propria; essere viandanti della fede per accompagnare tutti, riscaldare il cuore di tutti, come apostoli con la gioia del Risorto che non so “gloriano” della loro esperienza ma desiderano comunicarla “gettando il seme buono del Vangelo nel mondo”. Per un aderente di AC appartenere all’associazione è vocazione e scelta, per una chiesa diocesana promuovere questo laicato è una scelta evangelica responsabile.
Don Simone Zocca, Assistente unitario
A Roma con l’Azione Cattolica Azione cattolica e Passione cattolica
“Passione cattolica: grande amore per il mondo e per la chiesa” questo è ciò che deve ritornare a caratterizzare sempre di più il nostro appartenere all’Azione Cattolica, secondo Papa Francesco e questo è stato il cuore del suo messaggio che domenica 30 aprile egli ci ha rivolto a Roma, in occasione del nostro 150esimo compleanno associativo. Dalla nostra diocesi siamo partiti in 46 da provenienti da Chioggia, Sottomarina, Cavarzere e Loreo emozionati perché consapevoli di recarci a vivere un momento associativo importante per la nostra associazione, ed è stato così. Papa Francesco ha ricordato che anche lui è “figlio” della nostra associazione perché suo papà e sua nonna erano iscritti all’azione cattolica e ieri, in un certo senso, ha continuato il discorso iniziato con noi nel 2014, quando a conclusione della XV assemblea elettiva ci aveva consegnato tre verbi: “restare” saldi in Cristo, “uscire” dalle nostre chiese per aprirci al mondo, “gioire” del nostro essere cristiani. È dal verbo “uscire” che è ripartito anche se non in modo esplicito, ma ammonendoci che “avere una bella storia alle spalle non serve per camminare con gli occhi all’indietro, non serve per guardarsi allo specchio, non serve per sedersi comodi in poltrona (…) per riconoscerci eletti che stanno bene assieme e basta”. Non dobbiamo “autoconservarci”. Dobbiamo tornare ad essere un popolo che cammina all’interno del mondo, per prenderci cura di tutti coloro che vivono nel mondo. Dobbiamo tornare ad essere missionari e per farlo, dobbiamo essere prima di tutto noi consapevoli che il Signore ci ama di un amore infinito, per amare gli altri e il creato allo stesso modo e prendercene cura. È la vocazione del laico quella di “vivere la santità del quotidiano”, ad essere “viandante della fede”. Per questo ci ha esortati a portare avanti la nostra esperienza apostolica vivendo in parrocchia e partendo da essa, perché è “ambito di crescita, di ascolto della parola, di dialogo, di accoglienza, di annuncio, di esercizio della carità generosa”. Come al solito l’itinerario che ci delinea il Papa non si traduce in un facilissimo e spensierato cammino, ma in un percorso da costruire giorno per giorno con gioia, pur consapevoli che non può essere evitata la fatica e accompagnati dall’aiuto della preghiera, dall’eucarestia e dal dialogo reciproco.
Gamba M. Cristina
Agire e pensare come Gesù La riscoperta di una famiglia più grande e più bella
La mia esperienza in AC è iniziata da un paio d’anni, su invito di una mia amica. Devo ringraziarla perché mi ha fatto incontrare un’associazione che mi fa star bene e mi permette di essere me stesso. Quando mi è stata fatta la proposta di partecipare al viaggio a Roma non ho esitato ad accettare! Il viaggio è stato piacevole; siamo arrivati a destinazione ancor prima che sorgesse il sole. Nonostante mi sia reso subito disponibile a distribuire i kit ed i Pass ai miei compagni di viaggio, non mi son lasciato sfuggire la bellezza di Roma all’alba: era la prima volta che visitavo la capitale, e l’atmosfera di quella mattina l’ha resa ai miei occhi ancor più magica! La coda è stata la parte più dura, ma ne è valsa la pena. Una volta preso posto ed aver iniziato ad ascoltare la storia della nostra associazione, mi ha riempito il cuore d’orgoglio, orgoglioso di farne parte! Ancor oggi trovo difficile esprimere a parole il turbine di emozioni che ho provato! Il momento più emozionante per me è stato senza dubbio l’arrivo di Papa Francesco in piazza San Pietro, perché per me è un esempio. Mi piace molto, lo trovo innovativo nelle idee e nel suo modo di porsi con le persone. Fremevo, volevo avvicinarmi per potergli fare una foto, ma purtroppo non ci sono riuscito e di questo mi rammarico un po’. Terminato il giro della piazza, la mia attenzione era rivolta completamente alle sue parole. Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato il fatto che ha raccontato che la nonna ed il papà erano dell’AC e che quindi lui si sentiva come in famiglia. È stata per me una gioia immensa, perché l’ho sentito ancor più vicino. Passione cattolica, ecco cosa ci accomuna! Uno stile di vita basato sulla dedizione e sull’amore per ciò che si fa e per il prossimo. Non si tratta di un’imposizione o di un mero impegno da segnare sull’agenda ma proprio di agire e pensare come Gesù. Questa per me è l’AC! E la giornata di domenica 30 maggio è stata come partecipare alla festa di compleanno di un familiare comune a tutti noi accorsi in piazza, anche se non ci conoscevamo, anche se provenivamo da diverse parti d’Italia e del mondo, ma con un unico e grande amore: la nostra storia, fatta di vite e volti che da 150 anni camminano per le vie del mondo e chiedono anche a noi oggi di proseguire quel viaggio, inseguire quel sogno che nel lontano 1867 ha mosso due giovani ragazzi poco più grandi di me. Amici rumorosi e festanti, con la voglia di divertirsi, come del resto in ogni festa dev’essere per poterla chiamare tale. Porterò sempre nel cuore questo viaggio, le emozioni vissute, la gioia di vedere, seppur da lontano, Papa Francesco, i volti raggianti di tanti giovani, ragazzi e adulti che condividono con me la stessa passione. Ho riscoperto una famiglia più grande e bella.
Patrick Mantovani (15 anni, Loreo)
Mettetevi in politica, nella grande politica, nella Politica con la maiuscola!
Ha riletto volentieri il messaggio che il papa ha rivolto ai membri dell’Azione Cattolica riuniti in Piazza san Pietro il 30 aprile scorso per celebrare i 150 anni dalla fondazione dell’Associazione. Di tutto il messaggio vorrei richiamare alcuni passaggi che ho visti incarnati concretamente nella figura di mio papà, che proprio oggi 8 maggio, mentre scrivo, compirebbe 118 anni, ma che è morto 30 anni fa, all’età di 89 anni meno qualche mese. L’ho visto sempre attivo nella vita parrocchiale e politica locale, rispondendo così all’impegno e alla formazione maturati nell’Azione Cattolica. Erano anni quelli in cui in cui forse era più facile vivere da “discepoli di Gesù e… come testimoni gioiosi del suo amore nel mondo”. Io lo ricordo motivato, come dice il papa, a “vivere l’incontro con il Signore” e la “vocazione alla santità” nel condividere la fede in famiglia e nella comunità e nel servire il territorio con generosità, coraggio e rettitudine, come le tante figure cresciute nell’Azione Cattolica, che il papa ha ricordato per nome. Ma il papa ha pure ricordato che la bella storia dell’Azione Cattolica che sta alle spalle deve diventare stimolo a guardare avanti per rivivere come in passato un amore grande per Gesù e per la Chiesa. “Anche oggi siete chiamati a proseguire la vostra peculiare vocazione mettendovi a servizio delle diocesi, attorno ai Vescovi – sempre -, e nelle parrocchie – sempre -, là dove la Chiesa abita in mezzo alle persone – sempre… La parrocchia è lo spazio in cui le persone possono sentirsi accolte così come sono, e possono essere accompagnate attraverso percorsi di maturazione umana e spirituale a crescere nella fede e nell’amore per il creato e per i fratelli”. La spiritualità dell’Azione Cattolica, ha continuato il papa, si realizza “nella vocazione tipicamente laicale a una santità vissuta nel quotidiano” da dove si attinge “la forza e il coraggio per vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza di una responsabilità condivisa”. Quanto c’è oggi proprio di questa spiritualità incarnata, dialogante, aperta! Continua papa Francesco: “Questo è vero però solo se la parrocchia non si chiude in sé stessa, se anche l’Azione Cattolica che vive in parrocchia non si chiude in sé stessa, ma aiuta la parrocchia perché rimanga in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi”. C’è bisogno di una Azione Cattolica che diventi, per dirla con una espressione ancora di papa Francesco, “Passione Cattolica”. E mi piace ricordare che tra queste ‘passioni cattoliche’ il papa annovera anche la passione politica: “Sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, – mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale… Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale… Rimanete aperti alla realtà che vi circonda. Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, anche con chi la pensa diversamente ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità. È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. È attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti”. Di questa passione ha bisogno la Politica con la P maiuscola. Essa non va lasciata ai faccendieri, a chi cura i propri affari attraverso di essa, a chi se ne serve per un predominio ideologico e culturale cui sottoporre i popoli per meglio dominarli. C’è bisogno di rettitudine, di coraggio, di onestà, di sacrificio, di preparazione, competenza e coerenza per servire l’uomo rispettandone la dignità e rispettando il creato e le sue leggi, una politica dove il ‘dio denaro e la sete di potere’ non la facciano da padroni sulla vita e sulla pelle della gente
+ Adriano Tessarollo